Saremo stati una trentina, il gruppo di persone movimentate per l’occasione.
C’era un sigaro esclusivo da provare, amici da rivedere, buon pesce da mangiare…e famiglie da abbandonare (almeno per una sera).
Sono queste le premesse che hanno spinto i presenti a partecipare alla presentazione del Reserva Privada para Italia di Davidoff.
La degustazione è stata accompagnata da slides sul progetto di questo sigaro, sulle persone che ci sono dietro la grande “D”, un foto report del gruppo di tabaccai italiani che hanno partecipato alla nascita di quest’edizione e sulla policy del brand (non risparmiando le autocelebrazioni del caso, ma queste sono tutt’altre storie).
Il sigaro.
Le aspettative erano di trovarci tra le mani un sigaro fresco e giovane; quindi profumato e morbido; la realtà dei fatti è stata diametralmente opposta, il sigaro è durissimo e con sentori poco vigorosi.
Dopo aver fatto la fila…emh scusate, avevo detto che non ne avrei parlato in quest’articolo…avuto il sigaro tra le mani, scatta nella testa di ogni appassionato quella molla che accende il motore dell’osservazione ragionata ed iniziano a materializzarsi i propri personalissimi punti di criticità ai quali sottoporre l’esemplare in esame.
Innegabile è il riscontro della maestria costruttiva; ho volutamente lasciato lunghi riposi tra una serie di puffs e l’altra, ma tiraggio e combustione sono stati comunque ad altissimi livelli, sempre costanti e regolari.
La cenere è molto compatta e chiara, il fumo denso e speziato con un bouquet aromatico speziato, tutto sommato interessante.
Complessivamente la fumata è piacevole (si tratta sempre di un Davidoff), ma non ci si toglie dalla testa, e dalla bocca, la sensazione di star fumando un sigaro “vecchio”. Il tabacco infatti è intriso di quel sentore legnoso che ricorda più un sigaro sensibilmente invecchiato piuttosto che una recentissima produzione.
Forse ha saltato qualche step post-costruzione, ma l’idea che ci siamo fatti è che è abbastanza secco, forse mal umidificato; la paletta aromatica è chiaramente non molto ampia.
E’ sicuramente vero che troppe aspettative non sono mai una cosa buona, questo vale in generale: un film, un regalo, ecc.
Forse l’idea di aspettarsi qualcosa di inimitabile e mai fumato prima d’ora ci ha portato a trovare deludenti già ottime qualità, non accontentandocene.
Forse semplicemente è il risultato di un “laboratorio” inteso come team-building e fidelizzazione dei propri clienti, del tipo : <<invitiamo un gruppo rappresentativo di tabaccai italiani, facciamogli vedere come si fa un sigaro e con quello che è il risultato, produciamogli il loro sigaro “una tamtum”.
Forse è il semplice fatto che si tratta di una miscela di tabacchi scelti appunto da persone del settore, ma non professionisti master blenders.
Forse è solo un’operazione commerciale, ma questo poco si addirrebbe a questo brand.
In conclusione mi propongo e consiglio di riprovare questo sigaro tra qualche mese; quando le attuali aspettative deluse saranno solo un sempre piacevole mattone in più in queste magnifiche esperienze che abbiamo il piacere di vivere insieme occasione dopo occasione.
Ricordiamo che ciò che monsieur Davidoff ci ha voluto insegnare è che il sigaro è più di mera combustione ed inalazione di tabacco; è sogno, è eleganza, è magia.
Apparenza e Costruzione: | |
Tiraggio e Combustione: | |
Forza: | |
Sapori: | |
Aromi: | |
Evoluzione: | |
Equilibrio: | |
Complessità: | |
Rating: |