Conservazione del sigaro

Il sigaro è un prodotto che, non meno di una bottiglia di vino, necessita di un sistema di conservazione particolare affinché vengano preservate le qualità organolettiche nel tempo.

Un avana di buon livello continua a migliorare per oltre 10-15 anni dalla produzione, per poi lentamente calare. La questione sul numero ottimale di anni per la conservazione è dibattuta: alcuni preferiscono fumare il sigaro “fresco”, appena rollato o comunque entro 3 anni dalla fattura, altri propendono per stagionature più lunghe (5, 10 anni), altri ancora sono sostenitori del sigaro “vintage”, con più di 10 anni di invecchiamento. Premettendo che la scelta si basa sul gusto personale, un sigaro fresco avrà aromi più distinguibili e ruvidi, un sigaro invecchiato tenderà a offrire sapori più amalgamati e pastosi. A prescindere comunque da queste preferenze, ogni appassionato deve munirsi di un sistema di conservazione. Due sono i parametri fondamentali da tenere presente quando si parla di sigari: umidità e temperatura.

Umidità:

È il primo parametro da controllare per conservare dei sigari; esso può essere facilmente tenuto sotto controllo con un igrometro, digitale o analogico. È bene ricordarsi sempre che la percentuale di umidità deve sempre restare tra il 65% ed il 72% a una temperatura di 18-20 gradi centigradi. Nel caso in cui non si disponga di un humidor climatizzato, che mantiene questi valori in modo automatico, bisogna avere l’avvertenza di abbassare il tasso di umidità man mano che sale la temperatura, calcolando un punto percentuale in meno ogni grado in più: per cui se a 20° si tiene il 70%, a 25° bisogna tenere il 65% e a 30° il 60% per tenere inalterata la quantità reale di umidità all’interno del sigaro. Questo per evitare problemi di combustione e un marcato sapore amaro durante la fumata, segni tipici dell’eccesso di umidità nel sigaro.

Un sigaro con un’umidità al di sotto del 50% tende a seccarsi, perdendo i suoi oli essenziali che gli conferiscono l’aroma, diventando sostanzialmente piatto e monocorde (una successiva riumidificazione non riuscirà più a riportare gli aromi perduti). Inoltre un sigaro secco facilmente si può rompere in più punti, rendendo impossibile la fumata. È noto comunque che in Inghilterra tendono a fumare sigari dry o secchi, che vengono conservati al 60-62% di umidità.

Un sigaro con umidità superiore al 70% tende a ingrossarsi (le foglie di tabacco agiscono come spugne), è difficilmente fumabile perché solitamente tira troppo poco e tende a divenire amaro; inoltre, importante per chi considera l’ipotesi di lunghi invecchiamenti, matura molto più in fretta dei 10-15 anni citati. Anche un’eccessiva umidità (sopra il 75%) può provocare la rottura della capa, cosa che rende irrimediabilmente infumabile un sigaro.

Per la conservazione si usa acqua distillata, con un’aggiunta di glicole propilenico (con rapporto 3 parti di acqua per una di glicole) per rallentare l’evaporazione e prevenire il sorgere di cattivi odori.

Temperatura:

L’importanza di questo parametro è notevole ma più indiretta, perché non influisce di solito sulle qualità del sigaro bensì sulla sua longevità. Normalmente essa deve restare tra i 16 ed i 20 °C Al di sotto il sigaro, troppo freddo, matura molto lentamente (come fosse congelato) e può presentare qualche difficoltà di fumata. Al di sopra dei 20° al contrario matura molto velocemente e può causare danni alla conservazione del sigaro se la temperatura rimane troppo elevata.