Era tanta l’astinenza, dopo il freddo invernale con l’impossibilità di trovare un posto dove fumare , dopo l’influenza, che non ho resistito e stasera non ho potuto fare a meno di accendermi un sigaro. Piccolo, discreto uno che teoricamente non mi avrebbe costretto a buttare via la stanza dove lo avrei fumato. La scelta è caduta sul più piccino in humidor; il Pampa.
Col senno di poi non è stata una scelta azzeccata, fumare in casa :).
Non troppo tempo fa ho fumato il Mancha, con scarsa soddisfazione e dopo il consiglio di una veterano di AdFL ho voluto provare questo modulo per la linea Criollo di CAO.
Ad onor del vero l’ho preferito alla precedente esperienza; ammetto di averlo acceso e poi fumato con i piedi di piombo e forse proprio grazie a questo ne ho scoperto l’essenza.
E’ un sigaro, ed a questo punto, una linea, da fumare con pazienza; i puff devono essere dosati ed anche l’assapotamento dal naso l’ho dovuto centellinare. Piccoli assaggi e ne ho riconosciuto le note dolci e speziate.
Sicuramente ha una forza rispettabile e non aspetta altro che sprigionarla in maniera pungente ed acidognola, se non lo si controlla.
Il primo terzo è più forte degli altri, come è solito negli extracuba, il carattere è asprigno e pieno, ma è in quello centrale che, secondo me, questo sigaro si esprime meglio facendosi conoscere. Si notano distintamente aromi di frutta secca e vaniglia soltanto quando i puff sono delicati e misurati.
Riflettendoci l’ho trovato un sigaro abbastanza “tecnico”; per questo il Mancha non mi era piaciuto, non avevo dedicato il giusto tempo per comprenderlo, forse dandolo per scontato.
Le caratteristiche meccaniche sono nella media: si è spento un paio di volte e tre o quattro correzioni al braciere son state necessarie tanto per essere pignoli e fare le cose per bene.
Per niente male dopotutto, certo è un gusto particolare, ma soprendentemente intrigante.
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